HOW DID I GET HERE | Come sono diventata dialoghista per il doppiaggio

 Questa è una storia che in pochi conoscono. Forse solo i miei amici stretti su Facebook sapranno di cosa parlo perché l'avevo menzionata tanti anni fa, ma oggi vorrei condividerla anche con voi.

Ieri stavo guardano il nuovo video del podcast di Sam & Alyssa "approachable" (disponibile su tutte le piattaforme blablabla, ma anche e soprattutto su Youtube,  in cui l'ultimo argomento affrontato è "Are we where we thought we'd be?", un argomento piuttosto vasto che le ragazze hanno giustamente suddiviso in più categorie: quella professionale, quella amorosa, i progetti futuri ecc... E appena hanno iniziato a parlare di cosa sognavano di diventare quando erano piccole, eccolo di nuovo quel flash nella mia mente, che ogni tanto mi ricorda che ho fatto la scelta giusta, che sono sulla strada giusta, che il percorso battuto era quello destinato a me.

Questa è la storia di come sono diventata una traduttrice e dialoghista per il doppiaggio.
Fa un po' ridere, ma fa pure tenerezza, spero apprezzerete.

1998.
Interno giorno, salotto.
Ho circa 9 anni e da poco mi è stata regalata dai miei genitori la nuovissima VHS di un film d'animazione che si chiama Anastasia. L'ho appena vista insieme a mia madre e mia nonna e tutte e tre abbiamo già pianto un sacco, e riso un sacco e gioito un sacco e pianto di nuovo un sacco fino alla fine quando tutte e tre abbiamo sospirato all'unisono un sacco "AWW". Mamma e nonna fanno per alzarsi, ma io prendo il telecomando e torno indietro (if you know, you know). Rewind completo del VHS, tempo stimato: circa 20 minuti. Aspetto con pazienza e la riguardo. E poi un'altra volta ancora. A quel punto, mia madre mi stacca dalla TV. Era già successo con "Basil l'investigatopo", e poi molto, molto, moolto più avanti negli anni con "Titanic", e "Pearl Harbor" e "40 giorni e 40 notti" (avevo una cotta per Josh Hartnett, va bene? Still do, btw) e poi con "Il Destino di un Cavaliere" (always rest in power, Heath), ma queste sono altre storie e magari facciamo che non ve le racconto.

"A letto! Forza! Basta con quella cassetta, la guardi di nuovo domani!" urla dalla cucina mamma.

E così ho fatto, l'indomani e l'indomani ancora e così per molto, molto tempo l'ho riguardata fino alla nausea di mia madre che non ne poteva più, mentre io piangevo sempre al momento di "Quando viene dicembre" e "Cuor non dirmi no" che se penso alla melodia piango pure adesso a 31 anni. Anzi, manco a dirlo e ora scrivo con i lacrimoni, regà. Nun se ne esce proprio: Anastasia è il miglior film di sempre, fight me. Queste sono state le ninne nanne che ho cantato ai miei nipoti quando erano in fasce, che vi devo dire? Sono pure Cancro, dai.

Sempre interno giorno.
Una settimana dopo. O forse di più, chi può saperlo.
A questo punto conosco a memoria ogni scena, ogni cambio scena, ogni battuta e contro battuta, ogni canzone e titolo di coda. Ho le mie scene e le mie battute preferite e le aspetto con impazienza per ripeterle ad alta voce.

>"Ao!" E lo ripeto: "Ao!"; "Dammi un segno... un indizio!"; "Quando anche l'ultima dei Romanov... morirààààà!"; "Sei tu... Sei davvero tu!"; "Dasvidania!"

Ed eccolo il ricordo di cui parlavo a inizio post.
Sono seduta sul divano con un foglio di carta sulle gambe su cui ho disegnato dei tasti e le lettere dell'alfabeto e mentre il film scorre e i personaggi parlano, io schiaccio furiosamente sulla mia finta tastiera e contemporaneamente recito ad alta voce le battute.

Certo, esisteva già Windows '98, ma quanti di noi veramente avevano disponibilità per comprare un computer o sapessero davvero come usarlo? Mio fratello riuscì a procurarsi un '98 usato solo anni dopo, verso il 2000, con cui non facevo altro che disegnare con Paint. Quindi ecco, a 9 anni, senza sapere cosa fosse un PC, disegnare una tastiera e simulare una trascrizione dialoghi mi pare un filino precoce. Senza contare che, col senno di poi, gli adattamenti dialoghi dell'epoca erano fatti con l'aiuto di tomi pesantissimi, vocabolari cartacei giganteschi, enciclopedie e altre risorse, come la cassetta originale in inglese arrivata da oltreoceano per poter provare le battute da doppiare. E probabilmente in pochissimi usavano già il computer, figurarsi un personal computer portatile su cui trascrivere lo script adattato.

Questo flash è talmente vivido che ogni volta che lo ricordo, mi ritrovo su quel divano che i miei hanno conservato per anni durante i vari traslochi, un divano lunghissimo che prendeva un'intera parete di velluto marrone e beige, con intarsi in legno splendidi e particolarissimi; ed è come se non fosse passato un giorno. Sono ancora quella bambina che fa tap tap frenetico su una tastiera, ora reale e fisica, e non più di carta.


Da quel momento, a 9 anni, a quando ho deciso di intraprendere la strada del Master e fare questo lavoro, ne sono passati di anni e di sogni, ma avendo studiato praticamente solo lingue straniere in tutta la carriera scolastica fino all'università, direi che il mio "path", il mio percorso era pressoché destinato ad essere questo. Solo che allora ancora non lo sapevo.

Ma ogni volta che mi viene in mente la scena di una mini-me che cercava di ripetere le battute esattamente nel momento in cui venivano pronunciate dal personaggio e che fremeva per premere i giusti tasti sul foglio di carta, mi viene da ridere e mi fa tenerezza, perché penso a quanta fantasia avevo per inventarmi un gioco solitario così vivido e premonitore, in un certo senso, e quanto quel gioco sia poi diventato realtà, sia diventato la mia vita. Non traduco né adatto film famosi, o serie TV di livello, non sono ancora del tutto entrata in contatto con quel mondo, ma nel mio piccolo, fatto di programmi TV e di documentari di varia natura, tra il riso e il pianto, mi rendo conto di quanto questo sia esattamente il punto dove dovevo essere e dove pensavo e speravo di arrivare, seppur inconsciamente, quando ero piccola. 

Spero un giorno di poter mettere la firma su un prodotto splendido anche solo la metà di quanto lo è Anastasia, e che possa avere anche solo una frazione dell'impatto che hanno avuto su di me le voci di Tosca e di Fiorello nel modellare e costruire il mio futuro.

Qualche passo e vai, dietro la speranza

La mia strada seguirò, poi saprò chi sono

ed avrò un futuro, nel mio cuore già lo so.

Sì, fa che sia un segno, non soltanto un sogno

il passato ora c'è, e un posto avrà...

Qui per me.


E voi avete aneddoti di quando eravate piccoli che vi sembrano chiari e vividi come fossero accaduti ieri? Che cosa speravate di diventare da grandi? Siete dove pensavate di essere o avete cambiato rotta o idea negli anni a venire?

Sono davvero curiosa di leggere le vostre storie!

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