QUANDO CI SI SENTE SOTTOVALUTATI
Penso capiti a chiunque, e anche molto spesso, di sentirsi sottovalutati e magari svalutati nel proprio percorso di vita, sia personale che professionale.
A me capita molto di frequente, è una sensazione fastidiosa, ingombrante, onnipresente. È la sindrome dell'impostore che ti sussurra di non essere mai abbastanza, mai adatto all'occasione, né abbastanza pronto.
Succede nella vita, quando pensi di essere diventato adulto e ti accorgi che, in fondo, siamo tutti ancora bambini in cerca di approvazione gli uni dagli altri.
Succede nel lavoro, quando incontri qualcuno che ti fa notare le tue mancanze e tu, per prima cosa ti inalberi perché ti senti sottovalutato, trattato da stupido, e poi ti accorgi che quelle persone sono lì per innalzarti, per migliorarti e ne sarai grato nel lungo termine. Ma ci vuole tempo per arrivare a questa conclusione, e la seconda reazione non esclude matematicamente la prima.
Io sono una persona che lotta costantemente con la sua impulsività perché sa benissimo che, sbollito il senso di rabbia e di sopraffazione, la risposta emotiva che verrà sarà di gratitudine, non di arroganza.
Tutti prima o poi ci sentiamo sottovalutati, svalutati, poco adatti. Il segreto, per me, è convincerci del contrario e lavorare a fondo su come si può migliorare.
Nel mio lavoro, le parole sono fondamentali. Io vivo di traduzioni, di frasi, di periodi e di costruzioni sintattiche. Vivo di emozioni, di racconti, di storia. Eppure mi capita di giudicarmi troppo "poco" per quello che faccio; spesso le correzioni dei colleghi, seppur fondamentali, mi arrivano come macigni perché sono io stessa a giudicare il mio lavoro come indegno e insufficiente. A volte lo è davvero, ma è solo grazie a questi interventi esterni che mi accorgo di quanto potrei migliorare. Mi accorgo anche, però, di quanto valgo già e delle abilità che già posseggo.
Questa pratica si applica in ogni ambito della vita, ma non è sempre facile farlo. C'è un momento per ogni cosa; io sto imparando ad essere più clemente con me stessa ma anche più risoluta. È un atto di gentilezza nei miei confronti, perché non sempre dare l'assoluto meglio di sé ci aiuta, a volte invece non fa che crearci aspettative e pressioni troppo grandi su noi stessi.
Un passo alla volta.